La Plastica: il nemico del mare

Plastica... il killer silenzioso dei mari

a cura di: Fiorella Esposito, Francesco Annibale, Luigi Riccio, Elena Canzano e Massimiliano Rullo (classe II E)

Per anni questo problema è stato ignorato, ma come può una tematica così importante per salvare un giorno il nostro futuro essere trascurata?
L’inquinamento del mare con la plastica è una delle emergenze ambientali più gravi dell’epoca moderna, mari e oceani sono invasi dalla plastica, al punto tale da formare delle vere e proprie isole di plastica.
Si stima che, ogni anno, dai fiumi si riversano
negli oceani da 1,15 a 2,41 milioni di tonnellate di rifiuti plastici.
Più della metà di questa plastica è meno compatta dell’acqua, perciò non affonda. Quella più resistente può galleggiare, infine si accumula in un’area generata da un vortice: un’
ISOLA DI PLASTICA.

Charles Moore, americano, fu il primo a scoprire quest’isola. Capitano di una barca, di ritorno da una regata nel 1997, vide un’isola di plastica così larga che gli ci vollero sette giorni per attraversarla. Quello che trovò ha poi mobilitato la comunità scientifica. Il Great Pacific Garbage Patch, alias Pacific Trash Vortex, situato tra il Giappone e le Hawaii, è l’accumulo più grande di tutti i mari, nonché grande simbolo della crisi ambientale.


Oggi, secondo uno studio scientifico pubblicato su Nature, si ritiene che l’isola di plastica nel Pacifico misuri circa 1,6 milioni di km² e che contenga 80.000 tonnellate di rifiuti.
Per dare un’idea delle sue dimensioni, la superficie di questa isola di plastica è oltre tre volte quella della Francia.

La plastica ha un impatto catastrofico sul benessere e la salute di animali che vivono nel mare come: tartarughe, pesci, delfini, balene, uccelli marini…
È necessario un impegno responsabile da parte di tutta l’umanità al fine di ridurre per poi eliminare la dispersione inutile dei materiali plastici in natura, iniziando ad utilizzare oggetti biodegradabili.
Questo fenomeno è stato provocato da un atteggiamento sciagurato di persone che non hanno rispetto nei confronti del Pianeta.

Ecco quali sono le conseguenze di questo fenomeno:

· Avvelenamento della fauna marina.

· Rischio della salute umana con un significativo aumento di malattie come i tumori.

· Inquinamento delle acque che irrigano i terreni.

· Inquinamento dei terreni.

Il 42 % delle tartarughe marine ingeriscono microplastiche. Nonostante gli sforzi dei veterinari non tutti i materiali riescono ad essere eliminati dagli stomaci delle tartarughe, come ad esempio per le tartarughe Caretta Caretta.


E’ stato osservato che le sostanze chimiche contenute nella plastica come il petrolio sono nocive per l’uomo e possono provocare allergie alla pelle, come dermatiti, fino ad arrivare a malattie piì gravi della pelle, come i melanomi.


Le acque, inquinate dalle plastiche, che vanno ad irrigare i terreni procurano il deposito di sostanze tossiche nel terreno; poi tale terreno che può essere anche utilizzato come terreno da pascolo produce avvelenamento anche in questi animali, che attraverso il foraggio ingeriscono sostanze tossiche.


“Meglio una valanga di piatti la lavare che un piatto di plastica nel mare”

Una strategia per cooperare alla riduzione di questo tipo di inquinamento potrebbe essere quella di sensibilizzare tutte le persone, ad ogni livello, ad avere attenzione nei gesti compiuti e che siano gesti e azioni di responsabilità e rispetto.

Ad esempio io ed altri compagni della scuola media Novaro Cavour, seguendo il pon “Europa 2” per la progettazione di un giornalino digitale, ci stiamo focalizzando sulle tematiche ambientale e stiamo comprendendo meglio l’importanza del rispetto dell’ambiente.